Sydney 21 gennaio 2006
Notte da inferno. Non so se è il fine settimana o per quale altro motivo ma in strada c’è stato più casino del solito, inoltre, non ho capito bene se nel nostro ostello o quello vicino, c’era un party o qualche cosa del genere, il risultato è che c’è stata musica a palla , musica tecno, fino alle 5. Dormo per 1 ora credo, mi alzo con le palle girate che se le mettevo in una tazza con delle uova veniva fuori uno zabaglione con i fiocchi….e qualche pelo. Oltre alle palle girate ho anche una gran voglia di lasciare quel posto. Faccio il check out e vado alla Central. Il giorno prima ero passato per la stazione centrale a chiedere informazioni sul treno per Katoomba, la località più interessante delle Blue Mountain. Avevo chiesto orario del treno e costo. Un signore di origini asiatiche con un inglese perfetto mi ha spiegato il tutto: partenza alle 11.00 e costo 11 dollari per andata e ritorno….tutto 11, me li devo segnare sti numeri che poi quando torno in Italia me li gioco. Arrivo alla stazione, aspetto un po e poi salgo sul treno, 4 carrozze, strano solo 4 carrozze per una località turistica così famosa?...capirò il motivo poco tempo dopo. A bordo aria condizionata e tantissimi backpackers. Si parte. Giornata bellissima, un sole caldo e limpido, penso tra me e me: “Ma oggi che vado via da Sydney c’è il sole?”. IL primo tratto di ferrovia percorre tutta la valle vicino Sydney ad un certo punto in lontananza vedo un altopiano che sale ripido, leggendo la guida capisco che incominciano le Blue Mountain, mi ricordo un po’ la Valla del Tronto, casa mia, dove venendo dal mare percorri una bellissima valle stretta tra due file di colline ed alla fine vedi il colle di San Marco che ti si staglia dritto avanti a chi arriva in città. Mi domando, visto che il treno puntava dritto verso l’altopiano:” Forse dovremo prendere una teleferica”. Invece sto cavolo di treno incomincia ad inerpicarsi su per la montagna facendo curve e controcurve e lì ho capito perché era composto solo da 4 carrozze: se fossero state di più non sarebbe riuscito a salire. Il paesaggio è bello, anche se ogni tanto si vedono i resti di grandi incendi spettacolo che purtroppo incontrerò per tutto il viaggio. Nel mio vagone ci sono delle belle signorine, ignoro la nazionalità ma sono sicuramente straniere visti i voluminosi zaini. Due ore di viaggio e siamo arrivati a Katoomba. Sceso dal treno immediatamente mi accorgo del caldo, molto caldo ma si sopporta, penso subito al fatto che se con quel caldo fossi stato a Sydney sarei moroto. Seconda cosa sento l’aria, pulita, senza umidità, sicuramente diversa da quella di Sydney. Chiedo indicazioni per l’ostello, da quello che ho capito lo trovo percorrendo il violone che parte dalla stazione ferroviaria. Percorro 300 metri e lo trovo. Facciata liberty, mi piace ma aspetto di vedere come è dentro per dare un giudizio, non mi ci fregano più. Entro. Bellissimo. La reception è semplice e ricordo il sorriso con cui mi hanno accolto. Non si sente quell’odore di piedi +vino+birra caratteristico del globe. La donna alla reception è gentilissima, cerca di spiegarmi il tutto con calma. Entro in camera: pulita, ampia e con tutti i confort, manco a dirlo niente a che vedere con quella del globe. Chiedo immediatamente se è una mix-room, non vorrei ritrovarmi nelle situazioni imbarazzanti del globe o almeno vorrei saperlo e mi ci preparo… non è una mix room. Sono solo in camera, mi faccio una doccia ed esco a vedere le tre sorelle, attrazione principale di Katoomba. Non mi rendo conto di che ore siano ma il sole picchia e fa molto caldo. Arrivo al loock-out delle three-sisters. Sono tre faraglioni che si lanciano in un panorama mozzafiato, devo dire che anche il terrazzo attrezzato per godersi il panorama è perfetto allo scopo. Incontro un mucchio di turisti, chiedo a due ragazzi americani di farmi una foto. Fa un caldo da morire giro un po ma torno in ostello, sono un bagno di sudore. Rinfrescata e a riprendere un po le forze. Non riesco a farmi la solita pennichella e quindi giro per l’ostello. Ha vari stanzoni adibiti a più scopi: sala lettura con giornali e riviste, lo stanzone principale è dedicato al chiacchiericcio ed ai giochi, ci sono tanti divani e poltrone, c’è anche un palco dove credo facciano degli spettacoli. C’è una sala con tavoli e sedie che funge da refettorio, tutte: Tutte le stanze sono con parquet. C’è una splendida terrazza con tavoli per mangiare all’aperto, la terrazza da verso ovest. Sotto la terrazza c’è la sala televisione e la lavanderia e soprattutto lo splendido giardino con le sdraie per prendere il sole. Sulla destra del giardino tutto il necessario per fare il barby. Il pezzo forte è la cucina, quella del globe non sapevo manco come fosse fatta, o meglio, avevo messo un piede all’interno e poi ero scappato. Qui era tutto grande, spazioso e lindo. Mi ha colpito l’attenzione che mettevano alla raccolta differenziata. Visto quello splendore ho subito pensato a cosa avrei potuto cucinare e quindi mi preparavo per fare spesa. Fortunatamente il Coles è vicino quindi non mi ci vuole molto. Avevo fatto un giro nella cucina per vedere quali attrezzi ci fossero e soprattutto come funzionava, era la mia prima volta. La cucina dell’ostello, come tutte quelle che avrei trovato di seguito sono più o meno fornite di tutto il necessario per cucinare: padelle e pentole di ogni tipo, mestoli, cucchiai, scolapasta, piatti di ogni genere e grandezza, pirofile e via dicendo. Ci sono dei frigoriferi comuni dove puoi mettere il cibo deteriorabile, basta che poni una targhetta sopra con il tuo nome e con il numero della stanza ma soprattutto con la data del check-in, questo serve ai gestori dell’ostello per poter vedere quali cose possono essere buttate naturalmente basandosi appunto sulla data. Da un lato c’è una credenza a scomparti dove tutti mettono il cibo non deteriorabile e cosa meravigliosa ci sono vari scomparti dedicati al free-food. Il free-food sono praticamente tutte quelle pietanze o cose da mangiare che chi parte e non vuole portare con se lascia in questi scaffali e in questo modo chi vuole puo usufruirne. Io in principio mi imbarazzavo a utilizzare le cose del free-food ma quando ho incominciato a vedere che c’era gente che faceva letteralmente la spesa in quei scomparti ho incominciato a razziare letteralmente quello che mi serviva…arrivando addirittura a prendere una intera busta di pop-corn al caramello nella cucina dell’ostello di Cairns…ma questa è n’altra storia. Torno dalla spesa la cucina era piena…porcaccia miseri!! Mi metto da un lato ed aspetto che si liberi un fornello intanto su un tavolo inizio a prepararmi il soffritto: si cucina spaghetti con gamberoni, qui li chiamano prow e sono più grandi delle nostre mazzancolle, costano pochissimo. Mentre attendo guardo cosa cucinano gli altri: meglio non dirlo, cose che per me non avevano senso, verdure strane mescolate con avocado, metodi di cucinare la pasta che credo possano venire in mente solo in un incubo ad un italiano, fatto sta che si libera un fornello e parto con il soffritto….apriti cielo. Come incomincia a spandersi l’odore classico del soffritto cipolla, peperoncino, olio di oliva…..mi sono sentito circa 50 occhi puntati sulle mie spalle. Una ragazza biondissima di non so dove mi chiede se sono italiano ed io: “Certamente”. Lei stava preparando una sbobba di verdure lesse ed io mettevo a soffriggere i gamberoni…poi il pomodorino a crudo mentre mettevo nella pentola gli spaghetti, naturalmente Barilla n° 5, si in Australia trovi la Barilla in tutti i supermercati. Trovo un bel piatto grande per impiattare il tutto, sempre più persone si avvicinano. La biondina mi dice: “ Ma è la tua cena?...divina!” ed io come un fesso gli dico di si e se ne vuole un po. Insomma fortuna che ne avevo messi in abbondanza sta di fatto che ci ritroviamo in 4 a dover dividere quei spaghetti. Scolo gli spaghetti e li metto a saltare nella pentola..tutti che osservano, incomincio ad avere il terrore:” e se non so buoni?...che figura faccio?” Alla fine applauso. Abbiamo mangiato cercando di capirci, anzi gli altri tre cercavano di capirmi. Qualche persona dice che a Sydney durante il giorno si erano toccati i 40C° pensa cosa sarebbe stato esserci, mi scioglievo. Mi hanno offerto da bere ed insieme ci siamo gustati un tramonto dalla terrazza che ha azzittito tutti. Cavoli per 15 minuti nessuno ha parlato, tutti in silenzio a guardare uno spettacolo incredibile, colori e suoni mai sentiti prima, ok era questo che mi aspettavo dal viaggio ed incomincio a godermelo. Si parla fino a tardi. Gli ostelli ho capito che sono un punto fondamentale per socializzare e per scambiarsi esperienze sul viaggio. Vado a letto veramente sereno, senza alcun pensiero nella testa, cosa che non mi succedeva da molto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
sono pienamente d'accordo con te che gli ostelli sono il punto principale d'incontro tra backpacker! io ho trovato un ostello incredibile a sydney , il Jolly Swagman Backpackers, un ostello a Kings Cross,assolutamente fenomenale. Divertente e allegro, ma allo stesso tempo confortevole e tranquillo, ci sono rimasta per piu di un mese ed e’ diventata casa. Hanno una agenzia di viaggi, ti aiutano a trovare lavoro, lo staff e’ amichevole e sono tutti simpatici, l’atmosfera sociale e’ bellissima e ci sono tante comodita’, come la sala tv, la x box, televisione satellitare, e mille dvd.
E’ davvero un posto da non perdere, secondo la mia umile opinione!
E mi incuriosisce sapere il nome dell'ostello alle Blue mountains dove sei stato.. anche quello sembra bello!
E' stato un piacere leggere le tue avventure! ciao!
Posta un commento